Il diritto di vivere il presente

Siamo figli di una cultura che fin dalla nascita ci segna con l’idea dell’incompiutezza e dell’imperfezione. Si nasce con il peccato originale, ereditando colpe non nostre, e poi passiamo la vita a rincorrere una felicità di cui, in fondo, non ci sentiamo realmente degni.

Ma chi l’ha detto che deve essere per forza così? Adesso vorrebbero anche farci credere che ogni figlio che nasce ha già un indebitamento con lo Stato, come se il nostro venire al mondo avesse l’unico scopo di risistemare i conti: con la coscienza divina da una parte, con le casse statali dall’altra.

Non ci credo. So che c’è qualcosa di più, che il senso della nostra esistenza è diverso dall’espiazione e che uno degli obiettivi del nostro essere al mondo è acquistare la consapevolezza che abbiamo il diritto alla felicità e iniziare a viverla.

La cultura del peccato originale ci fa crescer con l’idea della vergogna, con l’idea che dentro di noi ci sia qualcosa di sbagliato, e che se gli altri lo scoprono non ci vorranno più bene. Quel bene di cui abbiamo tanto bisogno….

La cultura preponderante ci fa credere che se mostriamo la nostra vulnerabilità, la nostra imperfezione, verremo allontanati e non faremo più parte del gruppo.

E poi ci sono le guerre nel mondo, la gente che sta male perché non ha niente da mangiare, chi soccombe dalla fatica, da freddo, dal dolore…. che diritto abbiamo noi di stare bene? A chi non hanno detto da piccini: finisci di mangiare, pensa ai bambini in Africa che muoiono di fame, come se quel boccone in più, di un cibo che non ci piaceva, o quando eravamo già troppo pieni, avrebbe potuto cambiare il mondo… Il mondo non l’ha cambiato, ma quelle frasi hanno pian piano instillato dentro di noi il senso di colpa che ci fa troppo spesso pensare di essere degli egoisti ogni volta che ricerchiamo un po’ di felicità.

Io credo che ci sia un’altra via. Credo che ognuno di noi abbia il diritto di mettere se stesso al primo posto, di ricercare una sua realizzazione, di diventare ciò che più profondamente sente sia vero per lui.

Ognuno di noi ha il diritto di vivere il presente sentendosi pienamente connesso con la sua propria vita. E’ questa la rivoluzione: prendersi il diritto di vivere bene la nostra vita e poi pensare agli altri. Ma prima di tutto pensare a noi stessi, come quando sugli aerei, nel momento in cui ci spiegano cosa fare in caso di problemi, sottolineano più volte che le mamme devono prima indossare la maschera loro, e poi farla indossare al figlio, perché se non stai bene te non puoi aiutare gli altri.

Il diritto di vivere il presente.  E’ Gaber che lo canta, all’alba su un’autostrada, alle prima luci del mattino…. E ci racconta: lo so del mondo e anche del resto, lo so che tutto va in rovina, ma di mattina, quando la gente dorme col suo normale malumore, mi può bastare un niente, forse un piccolo bagliore, un’aria già vissuta un paesaggio, che ne so… E sto bene, io sto bene come uno che si sogna, non lo so se mi conviene, ma sto bene che vergogna. E’ come un’illogica allegria di cui non so il motivo, non so che cosa sia, è come se improvvisamente mi fossi preso il diritto di vivere il presente.

A settembre, a Brefaro, in un agriturismo vicino a Maratea, ci incontreremo per imparare a prendersi il diritto di vivere il presente con coscienza, senza la vergogna di Gaber, senza dimenticare che tutto va in rovina, ma trovando dentro di noi la ragione per prendersi il diritto di vivere una vita più soddisfacente. Il diritto di provare ciò che proviamo, di dire la nostra anche contro tutti, di dire i nostri no anche se scontentano qualcuno, di non ascoltare i consigli di ci ti vuole bene e “lo dice per te”, di non doversi per forza sentire responsabili per gli altri, di non preoccuparsi di “cosa diranno gli altri”…

Sarà un’occasione per stare insieme con altre persone, per godersi il mare durante il giorno e regalarsi momenti di riflessione, esercizio e confronto dal tardo pomeriggio alla sera.

Dal 2 al 5 settembre: quindici ore di corso per affrontare tutti gli impegni del nuovo anno in maniera più cosciente e con maggiore attenzione per i nostri diritti e il nostro stare bene.

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