La definizione delle competenze. Il modello Emc3

Da molti anni nella formazione si parla di competenze e di come la loro valutazione debba sostituire quella degli apprendimenti.

E’ ormai stato raggiunto un accordo internazionale sull’argomento, ma ancora esistono grosse difficoltà nel definire cosa  è una competenza e da cosa è composta.

Il dibattito coinvolge tutti i paesi, e offre risposte diverse a seconda del tipo di cultura sottesa. Spesso si distingue fra competenze di base e competenze trasversali, e nei processi formativi è stato aggiunto anche il termine learning outcomes, ma il problema di come declinare una competenza continua a esistere.

Si dice che le competenze siano la somma di più elementi: tutti d’accordo che i due principali sono le conoscenze e le capacità, poi però il dibattito si accende: occorre aggiungere un terzo elemento che descriva le abilità, il comportamento o l’attitudine?

L’esperienza maturata da Letizia Sgalambro (Professione Supporter) e Peter Voelk (TÜV THÜRINGEN ITALIA) sia nei paesi mediorientali, che all’interno di progetti europei e in alcune esperienze pilota in scuole italiane, porta a percorrere una strada diversa, che permetta di superare l’impasse e soprattutto aiuti nella costruzione di un dialogo proficuo fra mondo del lavoro e mondo della scuola, che spesso parlano linguaggi diversi e non si comprendono.

Il modello proposto, chiamato Emc3    (Evaluate and Monitor, Curriculum, Competence, Certificate)  parte proprio dalla necessità di trovare un sistema che permettesse alle aziende di esprimere i loro bisogni, declinandoli in competenze precise, e alla scuola di recepirle per poterle inserire nel loro curriculum e valutarle.

L’idea di fondo è che si possono descrivere le competenze solo avendo uno Standard di riferimento: la competenza di per sé non ha alcun significato se non è inserita in un contesto preciso. Abbiamo quindi definito la competenza come la capacità di compiere una serie di processi che trasformano un input in un output all’interno di uno Standard con il quale confrontarsi.

Uno standard è un riferimento formale costruito sull’analisi dei processi e delle performance lavorative di una determinata figura o profilo professionale, che descrive il lavoro del professionista e che deve essere utilizzato come modello di buone pratiche o come linea guida.

Lo Standard descrive allora il modello all’interno del quale si inseriscono le competenze necessarie alla realizzazione del lavoro.

Una volta chiaro lo standard di riferimento (e nella scuola il lavoro su questo tema è ancora lungo), è possibile ipotizzare un curriculum che preveda l’apprendimento per competenze -ovunque siano apprese- e successivamente sistemi di valutazione che verifichino l’acquisizione di saperi contestualizzati e di capacità concrete. Ciò è possibile per qualsiasi percorso di studio, sia nei licei che negli istituti professionali, cambiano gli standard e le competenze, ma la metodologia rimane la stessa. E’ il passaggio fondamentale per muoversi dal programma al curriculum per competenze, definire lo Standard in uscita facilita infatti modalità diverse di didattica permettendo di focalizzarsi  sull’apprendimento più che sull’insegnamento.

Nel modello Emc3  la competenza viene descritta con un verbo (solitamente all’infinito) ed un complemento oggetto. Gli elementi che la compongono sono processi che vengono declinati seguendo una grammatica precisa, in modo da poter essere dettagliati in tutti i loro aspetti.

Si procede quindi: definendo l’input, identificando i processi specifici che la persona deve compiere per trasformalo in un output e le conoscenze, gli strumenti, le procedure, le norme, gli standard che dovrà utilizzare o seguire, per ottenere l’output desiderato.

Ci si avvale quindi di un modello excel che permette una classificazione precisa dei vari aspetti e inserisce poi spazio per la valutazione dei processi.

Infatti se per descrivere la competenza questi passaggi sono sufficienti, ne occorrono altri se vogliamo decidere come valutarla (problema fondamentale che se non bene affrontato rende vano tutto il processo precedente).

Per creare un rubrica funzionale la prima cosa da fare è quella di identificare l’oggetto di osservazione, ovvero cosa devo osservare per capire se il processo è stato svolto correttamente oppure no, il secondo è definire gli indicatori che mi permettono di valutare in maniera oggettiva il tipo di perfomance svolta, e quindi i relativi descrittori per essere sicuro che la mia valutazione sia il più possibile priva di interpretazioni personali.

Gli indicatori sono i criteri che utilizzo per identificare cosa voglio valutare, e possono riferirsi a un processo (ovvero a come l’azione viene svolta) oppure a un risultato (la qualità del prodotto finale).

I descrittori descrivono in dettaglio invece la misura della valutazione, più precisi sono più facilitano l’oggettività della stessa.

Anche chi valuta quotidianamente, come ad esempio gli insegnanti, si trova spesso in difficoltà a definire in maniera chiara indicatori e descrittori, dedicheremo quindi un prossimo articolo a questo tema.

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