Serie TV e didattica per competenze

Cosa accomuna le serie TV e la didattica per competenze? Non sono fra le cose più distanti fra loro?

Non avrei mai pensato ad abbinarle insieme se non avessi letto oggi la recensione del libro La serie TV di Gianluigi Rossini apparsa sull’edizione domenicale del Sole 24 ore di Domenica 26 Marzo.

A un certo punto sono incappata in questa  frase:

Che cos’è, dunque, un racconto seriale? Non è semplicemente una storia divisa in parti, bensì «una modalità narrativa specifica che nasce con la modernità, il cui tratto distintivo è la pianificazione della suddivisione in unità discrete da pubblicare in intervalli di tempo successivi e regolari».

E immediatamente mi si è accesa un lampadina (sto lavorando su progetti per la scuola ed è per questo che sono particolarmente sensibile al tema); possiamo riscrivere la frase modificando pochi fattori e riusciamo a definire la didattica per competenze in maniera perfetta.

Ecco l’ipotesi: Che cos’è, dunque, una didattica per competenze? Non è semplicemente un curriculum diviso in parti, bensì «una modalità di insegnamento e apprendimento specifica che nasce con la modernità, il cui tratto distintivo è la pianificazione della verifica dell’apprendimento in unità discrete da sviluppare in intervalli di tempo successivi e regolari».

Insegnare per competenze non è suddividere l’insegnamento in unità discrete -quello è più vicino all’insegnamento seguendo il programma-  piuttosto è allargare l’ampiezza dell’esperienza, avendo chiaro come docenti il dettaglio dei suoi aspetti fondativi. E’ puntare su cosa lo studente deve saper fare, quali problemi saper risolvere,  quali processi saper affrontare, piuttosto che semplicemente sapere. Ciò che va pianificato in unità discrete e in dettaglio è la valutazione, declinando in maniera chiara ciò che l’insegnante andrà ad osservare del lavoro dello studente, e i relativi indicatori e descrittori.

Come nelle serie tv, il cui valore risiede  sia nella coerenza di ogni puntata con la storia totale e nel fatto che «chi ne veda una sola istanza, sia in grado di seguire e comprendere le vicende,  nella didattica per competenze ogni esperienza educativa ha valore di per sé, ma ne acquista uno maggiore una volta inserita nel contesto di una programmazione annuale o pluriennale.

E ancora, leggendo di serie tv: Una fruizione, dunque, facilitata, “alleggerita” dai vari orpelli di trama e di visione. Avvincenti, tanto da compromettere una notte di sonno; articolate, tanto da costringerci a sforzi cognitivi degni di un’interrogazione di trigonometria; disseminate di colpi di scena, ribaltoni, trappole e tranelli, tanto da mettere a serio rischio la salute delle nostre coronarie; ripetitive, interminabili, uguali a se stesse (…)

Potremmo ipotizzare allo stesso modo anche le nostre unità didattiche? Costruite per consentire una fruizione “alleggerita” dalla sola lezione frontale, avvincenti, tanto da coinvolgere tutti gli studenti, articolate, tanto da costringerli a sforzi cognitivi degni di qualsiasi interrogazione classica, disseminate di problemi, ribaltoni, trappole e tranelli, tanto da richiedere attenzione ed impegno costante, ripetibili, uguali a se stesse nella cornice, ma sempre diverse nell’offerta formativa.

Lavorare per competenze richiede grande preparazione a monte: un’analisi approfondita degli obiettivi formativi, la messa a punto degli strumenti di valutazione dei risultati, la conoscenza di tutte le  metodologie didattiche da poter utilizzare.

Tutto il resto può essere fantasia.

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